Intervento Educativo con bambini con ADHD. Il ruolo dell'educatore.

17.04.2015 19:27

Il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività

Principali caratteristiche del problema

 

"Questo bambini non ha fermezza!", "Suo figlio è troppo agitato, ma gli date delle regole?", "Guarda quel bambino, sicuramente i suoi genitori non sanno farsi rispettare", "Quando succede qualcosa in classe è sempre colpa di suo figlio", "Ha la testa tra le nuvole", "Non ha voglia di stare in classe e fa confuzione".... queste e tante altre sino le frasi che sentono ripetersi ogni giorno i genitori di bambini con ADHD. Spesso a scuola le maestre incolpano i genitori, mentre i genitori credono con facilità che il problema sia la maestra che non sa fare il suo lavoro. Si innesca così un circolo vizioso che porta soltanto e peggiorare il benessere e il comportamento del bambino.

Ma cos'è l'ADHD?

Riprendo la definizione dall'associazione Italiana dedicata proprio a questo disturbo (https://www.aidaiassociazione.com/adhd.htm)

"Il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività, o ADHD, è un disturbo evolutivo dell’autocontrollo. Esso include difficoltà di attenzione e concentrazione, di controllo degli impulsi e del livello di attività. Questi problemi derivano sostanzialmente dall’incapacità del bambino di regolare il proprio comportamento in funzione del trascorrere del tempo, degli obiettivi da raggiungere e delle richieste dell’ambiente. E’ bene precisare che l’ADHD non è una normale fase di crescita che ogni bambino deve superare, non è nemmeno il risultato di una disciplina educativa inefficace, e tanto meno non è un problema dovuto alla «cattiveria» del bambino.

L’ADHD è un vero problema, per l’individuo stesso, per la famiglia e per la scuola, e spesso rappresenta un ostacolo nel conseguimento degli obiettivi personali. E’ un problema che genera sconforto e stress nei genitori e negli insegnanti i quali si trovano impreparati nella gestione del comportamento del bambino.

Sicuramente i genitori sono abituati a vedere come le altre persone reagiscono al comportamento del bambino iperattivo: all’inizio, gli estranei tendono ad ignorare il comportamento irrequieto, le frequenti interruzioni durante i discorsi degli adulti e l’infrazione alle comuni regoli sociali. Di fronte alle ripetute manifestazioni dell’assenza di controllocomportamentale del bambino, queste persone tentano di porre loro stesse un freno all’eccessiva “esuberanza”, non riuscendoci, concludono che il bambino sia intenzionalmente maleducato e distruttivo. Forse i genitori sono anche abituati alle conclusioni a cui gli estranei giungono, come ad esempio: «I problemi di quel bambino sono dovuti al modo in cui è stato educato; sarebbe necessaria una maggiore disciplina, maggiori limitazioni e anche qualche bella punizione. I suoi genitori sono incapaci, incuranti, eccessivamente tolleranti e permissivi, e quel bambino è il frutto della loro inefficienza».

Leggendo queste poche righe, i genitori si renderanno conto che, se da un lato diventa necessario fare qualcosa per gestire il comportamento di questi bambini, è anche vero, d’altro canto, che diventa urgente far capire agli altri adulti quale sia la reale natura del problema dell’iperattività. E’ necessario che tutte le persone, che interagiscono con i bambini con ADHD, sappiamo vedere e capire le motivazioni delle manifestazioni comportamentali di questi ragazzini, mettendo da parte le assurde e ingiustificate spiegazioni volte ad accusare e ferire i loro genitori, già tanto preoccupati e stressati per questa situazione.

Innanzitutto è necessario scoprire se il bambino a cui state pensando, abbia veramente un Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (ADHD) oppure se sia semplicemente irrequieto e con la testa tra le nuvole. Nessuna persona, che non sia uno specialista (ad esempio, un neuropsichiatra infantile), si deve sentire autorizzata a decidere se quel bambino presenta o meno un ADHD."

 

L'intervento educativo si ha sia in situazioni in cui c'è una diagnosi e quindi uno specialista ha definito la problematica del bambino come disturbo da Deficit di attenzione/iperattività, sia nel caso in cui la famiglia sia in difficoltà a gestire un bambino a scuola o su segnalazione delle maestre, dove il bambino non ha diagnosi. Nell'ultima situazione i casi sono due, se già la famiglia è stata indirizzata a un neuropsichiatra per valutare le sue difficoltà, si intraprende un percorso educativo teso a migliorare il benessere del bambino e alla consulenza genitoriale per dare ai genitori strumenti che gli permettano di gestire meglio il bambino, in attesa della diagnosi, dopo di che si lavoro in modo più mirato in base ai cosigli dello specialista, oppure si lavora con la famiglia indirizzandola noi verso un neuropsichiatra.

Come educatrice che svolge la libera professione mi è capitato spesso di lavorare con questo tipo di difficoltà. L'intervento viene fatto su misura del bambino e delle esigenze che vengono fuori nel momento della presa in carica del caso, ma ci sono delle linee educative che ricorrono in tutte le situazioni e sono molto utili.

L'intervento ruota attorno a tre aree fondamentali:

1_FAMIGLIA: intervento di consulenza educativa con i genitori (mediamente una volta ogni quindici giorni)

2_BAMBINO/A: intervento individuale con il bambino (mediamente una volta a settimana, domiciliari o allo studio)

3_SCUOLA: incontri con la scuola (mediamente ogni 3-4 mesi) con scambio continuo di informazioni

 

L'area di intervento principale è la seconda e le tecniche sono svariate:

-sistema di premiazione

-tocken economy

-cartellone regole

-autocontrollo

-contenimento emotivo

-relazione educativa

-regolazione delle attività su tempistiche precise

-esercizi sull'attenzione

-ripetizione schematica dei compiti da eseguire per interiorizzazione

..... e tanto altro ancora

 

Mezzi utilizzati:

-giochi singoli o a coppia

-compiti

-laboratori di gruppo

 

Solitamente con la collaborazione delle tre aree di intervento dopo i primi mesi il bambino è più tranquillo nel rapporto uno a uno, successivamente nelle relazioni familiari e infine nell'ambito scolastico. Naturalmente ogni situazione è a se e varia a seconda delle variabili.

 

Vi lascio dei link utili sull'argomento. 

www.aidaiassociazione.com/criteri_diagnostici.htm

www.aifa.it/descizione.htm

www.aidaiassociazione.com/tecniche_comportamentali.htm

www.apc.it/disturbi-eta-evolutiva/disturbo-da-deficit-di-attenzioneiperattivita

 

 

Per info sull'intervento educativo contattatemi pure.

@Educatrice Sara Lazzeri Empoli

tel 392 812 4715

email lazzeri.sara@live.it

sito web www.saralazzerieducatrice.it

facebook www.facebook.com/pages/Educatrice-Sara-Lazzeri-Empoli/581660835252471?fref=ts

 

 

 

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Commenti.. info

  • Data: 17.04.2015 Autore: dott Monica Maressi

    Oggetto: R: adhd

    Legga ciò che ho scritto e provi a fare nuove riflessioni. Molti possono essere i motivi per cui un bambino si manifesta e relaziona così con il mondo...

    Rispondi

  • Data: 17.04.2015 Autore: Sara Educatrice

    Oggetto: R: adhd

    Ciao Fabiana, come dicevo alla collega e come ho scritto nell'articolo, indipendentemente dalla diagnosi spesso alcune famiglie si trovano in situazione di difficoltà come questa o simile a questa ed è necessario secondo me affidarsi a un professionista. Con fiducia reciproca si possono ricostruire piano piano delle relazioni e dei rapporti che stanno attraversando periodi difficili, supportando il bambino nella sua fragilità. Con il tempo si può arrivare all'origine del problema e questo non può che portare miglioramenti nel benessere di tutti i familiari. Naturalmente ogni situazione é a se ed è bene conoscerla a fondo per parlarne e lavorarci sopra. Ti auguro il meglio.
    Un caro saluto

    Rispondi

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